Il lavoro del traduttore in Iran tra autocensura e la voglia di far conoscere la letteratura italiana contemporanea.

Antonella Migale intervista Mehdi Mousavi

Ciao Mehdi, grazie per aver accettato di fare insieme questa chiacchierata.

Sono io a ringraziarvi per questo invito e sono molto felice di poter parlare di più del mio amore per l’Italia.

A tal proposito, la prima domanda riguarda proprio questo. Come nasce l’amore per l’italia e per la lingua italiana?

L’amore per la lingua italiana nasce dall’amore per il calcio. Ero un tifoso della Juventus (prima di Calciopoli) e seguivo sempre il calcio italiano. Durante l’ultimo anno di liceo, ho trovato un dizionario italiano-inglese e ho cercato di familiarizzare con la lingua e le parole italiane. Dopo un po’ di tempo ho potuto imparare a memoria la canzone “Tra te e il mare” di Laura Pausini, e ho anche imparato il significato delle sue parole. È successo così, volevo imparare e conoscere di più la lingua italiana.

Come hai imparato così bene la nostra lingua? Hai vissuto in Italia?

L’amore per l’italiano mi ha portato a imparare questa lingua all’università e a laurearmi in Lingua e letteratura italiana presso l’Università di Tehran. Nell’ultimo anno di università sono riuscito a vincere una borsa di studio dell’Ambasciata Italiana a Tehran grazie a cui, nel 2011, ho trascorso tre mesi a Siena all’Università per Stranieri di questa città per frequentare il corso di lingua e cultura italiana. Sono tornato di nuovo a Siena nel 2016 per un mese per frequentare un corso particolare; questa volta sono riuscito a ottenere il certificato di insegnante della lingua italiana agli stranieri.

Più avanti e nel 2018 sono andato a Napoli dove mi sono trattenuto per due settimane per frequentare un corso di lingua e cultura in questa città magnifica. Infine nel 2020 sono stato a Milano una settimana per motivi di lavoro. Tutto qua.

Quando hai iniziato a tradurre? Cosa ti ha spinto ad iniziare?

Io sono nato come interprete e all’inizio non avevo molta voglia di tradurre. Ma quattro anni fa, quando i miei nipoti dovevano andare in prima elementare, ho deciso di fargli un regalo che sarebbe rimasto con loro per tutta la vita. Così, ho pensato di tradurre dei libri per i bambini, e ho tradotto tre volumi di racconti di Geronimo Stilton che poi sono stati pubblicati da “Houpa Publications”.

Vedere la felicità negli occhi dei miei nipoti, mi ha fatto prestare più attenzione alla traduzione. Il risultato è stato che da quel momento ho tradotto e pubblicato diversi libri.

Come scegli i libri italiani da tradurre? I libri hanno dei significati o ricordi particolari associati alla tua vita personale?

Sicuramente la scelta del libro giusto è uno dei passaggi più importanti per un traduttore. Io scelgo libri che in primo luogo attirano la mia attenzione. D’altronde ho sempre voluto tradurre le opere di scrittori italiani sconosciuti in Iran. Ho iniziato con “Il quadro mai dipinto” di Massimo Bisotti, un libro molto apprezzato che ha raggiunto la seconda edizione in pochi mesi dopo la sua prima pubblicazione. Successivamente, ho tradotto “La vita bugiarda degli adulti” di Elena Ferrante, che ha attirato l’attenzione dei giovani.

L’anno scorso ho tradotto “Il colibrì” di Sandro Veronesi, vincitore del Premio Strega 2020, e con questa opera ho vinto anche il Premio e il Contributo del MAECI per la traduzione delle opere letterarie all’estero.

Come reagisce il mercato iraniano all’acquisto e alla lettura delle opere italiane?

La letteratura italiana ben nota nel mercato iraniano è una letteratura classica conosciuta attraverso scrittori come Calvino, Moravia, Silone, Buzzati, ecc.

Scrittori che rappresentano un’epoca lontana dalla realtà odierna, e quindi la narrativa italiana non è molto popolare in Iran. Ecco perché sto cercando di cambiare questo gusto e introducendo scrittori nuovi e di successo in Italia. Per me è stato molto strano che uno scrittore come Veronesi, che ha vinto due volte il Premio Strega, non sia stato tradotto e conosciuto in Iran. Spero che traducendo scrittori italiani contemporanei e giovani la letteratura italiana possa diventare una delle più popolari in Iran.

In Iran, le revisioni dei libri passano un controllo particolare prima della stampa? Quali difficoltà incontri maggiormente nel tuo lavoro?

Sfortunatamente, c’è un fenomeno di censura in Iran e qualsiasi libro deve essere filtrato prima di poter essere pubblicato.

L’argomento della censura comprende varie prospettive tra le quali la censura morale, politica, religiosa e ideologica. Ahimè in Iran non esiste una completa libertà di espressione, e questo ha fatto sì che le opere straniere a volte non venissero rilasciate sul mercato editoriale completamente e senza filtri. Una delle difficoltà che incontro nel tradurre è che non riesco ad essere sempre fedele al testo originale. A volte per evitare che venga cancellata una parte del libro a causa del contenuto, sono costretto a introdurre una specie di “autocensura” che può sembrare un “tradimento” nei confronti all’autore originale ma è necessaria.

Collabori con una casa editrice iraniana in particolare?

Si, ho cominciato a lavorare con la Ketab-e Khorshid che in Iran è conosciuta come la casa editrice di spicco nella letteratura italiana. Lavorare con loro non è facile perché sono molto severi e professionali e finché non credono nel successo di un libro, non lo valutano.

Proprio per questa professionalità e schiettezza mi trovo benissimo con loro, soprattutto con il direttore, il Sig. Kazari, che ha fatto tanto per la divulgazione della letteratura italiana in Iran.

Inoltre, per un nuovo lavoro, ho recentemente firmato un contratto con la casa editrice Frababi. 

Qual è il libro che hai tradotto al quale sei più legato e perché?

“Il quadro mai dipinto” di Massimo Bisotti, perché la decisione di tradurlo è stata presa in Italia e tra gli scaffali della libreria Feltrinelli a Roma. Mi sono sentito bene a tradurre quel libro e ho imparato molto da esso.

Inoltre sono entrato nel mercato editoriale iraniano attraverso questo libro e quindi sarà speciale per me per sempre.

Cos’è cambiato dagli inizi della tua carriera ad oggi?

Forse all’inizio il mio unico obiettivo era tradurre e pubblicare libri sul mercato, ma fin dall’inizio volevo fare qualcosa di diverso. A differenza di molti nuovi traduttori che decidono di tradurre e talvolta tradurre le opere di noti autori in Iran, mi piace tradurre le opere di autori sconosciuti in Iran. Oggi, a differenza dei primi anni, non penso solo a tradurre e pubblicare un libro, ma traducendo cerco anche di introdurre e presentare un autore nuovo al mercato iraniano.

Se ti va di condividerlo con noi, qual è il tuo sogno nel cassetto correlato all’Italia?

Sto “convivendo” con l’Italia dal 2006 da quando ho cominciato a studiare la lingua e letteratura italiana all’università. In questi 16 anni sono stato in Italia soltanto per quattro mesi e tre settimane ma ho cercato di crearmi una piccola Italia in Iran. Oggi posso dire che ho più amici in Italia che in Iran e il sogno non ancora realizzato che vorrei un giorno si avverasse è di poter viaggiare in Italia insieme alla mia famiglia, poter visitare questo meraviglioso paese con loro e presentargli le bellezze del Belpaese. 

Quali sono i punti in comune a tuo parere fra Italia e Iran?

Guarda, sinceramente ora non riuscirei a sintetizzare la mia risposta in poche righe. E’ una bella domanda che però richiederebbe da parte mia una risposta così lunga che potrei scriverci un libro! 

Tu hai una grande passione per il nostro paese. Come questa passione influisce e arricchisce la tua vita quotidiana iraniana?

Sinceramente devo dire che la vicinanza alla lingua e alla cultura italiana ha avuto un grande impatto sul mio stile di vita. A casa guardo solo TV italiana e seguo le notizie e le informazioni relative all’Italia. Guardo serie tv e film italiani, mi vesto all’italiana, in macchina ascolto musica italiana e forse la cosa più interessante è che capita spesso durante il giorno che, quando parlo persiano, mi scordo certe parole mentre mi viene in mente l’equivalente italiano e ci rido anch’io. A volte parlando con gli amici italiani e facendo riferimento al film “Un americano a Roma” gli dico scherzosamente che io invece sarei “un italiano a Tehran”. 

Se puoi svelare ai lettori di Negah qualcosa in anteprima… stai lavorando o lavorerai ad un altro progetto di traduzione nei prossimi mesi?

Sì, circa un mese fa ho finito di tradurre un’altra opera italiana e ho firmato un contratto con la casa editrice Farabi. Mi riferisco a “La misura del tempo” di Gianrico Carofiglio che molto probabilmente sarà sul mercato nei prossimi due mesi. Un’altra opera che menziono qui per la prima volta in assoluto è la traduzione in italiano di un bellissimo romanzo persiano, un progetto che è stato realizzato con la collaborazione della mia cara amica Federica Ponzo e che sarà presentato presto al mercato italiano. Attualmente è in fase di editing e revisione ma avremo modo di parlarne più seriamente tra un po’.

Ti occupi anche di interpretariato e di insegnamento?

Sì, come dicevo, mi definisco più un interprete e traduttore simultaneo che un traduttore scritto. Per molti anni ho partecipato a numerosi progetti e fiere internazionali in qualità d’interprete e continuo ancora a farlo. Insegnare l’italiano è un’altra attività che svolgo quando ho abbastanza tempo. Credo che l’insegnamento delle lingue sia come il teatro per attori professionisti, nel senso che devi essere sempre “fresco”, allenato, pronto, aggiornato e richiede un costante lavoro di studio per affrontarlo al meglio.

Quale consiglio ti sentiresti di dare a chi vuole intraprendere la carriera di traduttore/interprete?

Ciò che posso dire a questi amici è che devono avere fiducia in loro stessi e nelle loro conoscenze. La traduzione è un lavoro che richiede in primo luogo passione, ma allo stesso tempo è impossibile senza preparazione e competenza linguistica. Quindi devono sempre migliorare il loro livello linguistico. Un altro fattore per me importante è scegliere l’opera e l’autore giusti per la traduzione. Questo passaggio è molto delicato e cruciale perché un traduttore nella prima fase deve godersi il lavoro specifico che ha scelto di tradurre, per il quale ha piacere e ammirazione, per poter trasmettere questi sentimenti ai lettori. 

Infine, vi ringrazio nuovamente per avermi dato questa possibilità e spero di non avervi annoiato con le risposte. 

Rivedi la diretta di Negah con Mehdi Mousavi e Giacomo Longhi per il Nowruz Stream Festival “Lo sguardo oltre”.


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