Raccontare le altre facce dell’amore: da De André a Belqeis Soleimāni

L’amore è il tema per eccellenza che ha attraversato i secoli, le società, le culture rimanendo protagonista indiscusso delle letterature, delle arti e dei discorsi di tutti noi.  Una sola parola raccoglie infinite sfumature di un sentimento complesso che fa di questo tema una fonte inesauribile.
Ci sono però degli aspetti dell’amore che vengono poco raccontati e spesso evitati. Sono quegli amori in cui il colore rosso non è più il motore della vita, simbolo positivo del sangue che, irrorando le membra, le anima, ma è il colore di un sangue che si fa visibile, fuoriesce dal corpo portando via con sé la forza vitale e conducendolo alla morte.

Due penne – tra le altre – quelle di Fabrizio De André e di Belqeis Soleimāni hanno voluto descrivere le altre facce dell’amore scegliendo la strada del realismo più crudo, senza tentare di tenere celati quegli aspetti, perfino macabri e sadici, che l’amore può assumere. Sono due diverse forme di racconto che portano all’attenzione la necessità di descrivere anche ciò che non vorremmo mai ascoltare, ma che purtroppo non per questo non esiste.

Fabrizio De André, brillante cantautore italiano, e Belqeis Soleimāni scrittrice iraniana, parlano di amori malati, spinti fino al limite, narcisisti, sadici. Segnali della disfunzionalità e della pericolosità di questi legami emergono più volte in queste storie, ma, come troppo spesso accade, vengono ignorati o sottovalutati.
De André ne parla nella canzone “La ballata dell’amore cieco”, ispirata a una poesia dello scrittore francese Jean Richepin. Il cantautore italiano sceglie per il componimento una melodia allegra e spensierata in netto contrasto con la brutalità del racconto che le associa: un uomo follemente innamorato muore soccombendo alle sadiche richieste di una donna che approfitta del suo cieco amore. Nella stessa trappola mortale cade la donna del racconto breve di Belqeis Soleimāni intitolato “L’amore”. All’autrice bastano poche righe per sottoporci una realtà spietata: un amore che per esprimersi ha bisogno di dolore e morte.

A chilometri di distanza, l’amore ancora una volta diventa terreno d’indagine che fa incontrare paesi e pensieri, questa volta però per raccontarne i risvolti più taciuti e macabri…

Di seguito si propongono il racconto breve “L’amore” di Belqeis Soleimāni letto nella sua versione originale dalla voce di Farnaz Golparvar, la traduzione di Federica Ponzo e la lettura in italiano di Melissa Fedi.
Poi ancora la canzone “La ballata dell’amore cieco (o della Vanità)” di Fabrizio De André e una sua originalissima versione in lingua persiana tradotta e interpretata da Māni Naimi, musicista e cantautore cresciuto a cavallo tra la cultura italiana e quella iraniana, componente del gruppo musicale Anām – “senza nome”.

L’AMORE

Da piccolo, il suo passatempo preferito consisteva nel tagliare la coda alle lucertole che trovava in giardino per poi fermarsi a guardare come quella coda si contorcesse.
Quando si fece più grande tagliò la coda al suo gatto e a quello dei vicini e una volta, lontano dagli occhi dei suoi familiari, con arco e freccia mirò agli occhi del suo micio. I passeri, le tortore e i colombi non erano al sicuro nelle sue mani.
Durante l’adolescenza il suo gioco preferito era il lancio dei coltelli ed era anche molto abile. In giovinezza, una volta, mise la punta del coltello sotto lo sterno della sorella dicendo: “Affondo?”. La sorella dallo scintillio nei suoi occhi capì che lo avrebbe fatto. Un’altra volta ancora prese il piccone da un angolo del cortile e si avvicinò al padre che si era addormentato lì vicino, glielo puntò contro e se in quel momento non avesse visto l’ombra della madre dietro alla finestra, è probabile che glielo avrebbe piantato in testa.
La mattina del suo matrimonio, in cucina, abbracciò da dietro la sua futura moglie. Per prima cosa le baciò la testa, poi le tolse il coltello di mano e le prese il collo. Ridendo e scherzando disse: “Taglio amore mio?” La donna rise e l’uomo le avvicinò il coltello alla gola dicendo:

“Ti amo così tanto che sarei pronto a tagliarti la gola e a bere un bicchiere di quel delizioso sangue!”

La donna rispose: “Che schifo!”
L’uomo affondò il coltello nella pelle della donna che si mise a urlare mentre il futuro sposo spingeva l’arma con maggiore energia nella sua gola. Quella si dimenò e l’uomo le piantò ancora una volta il coltello nel collo fino a che la donna non cadde sul pavimento.
L’uomo si fermò a guardare la giugulare tagliata della sua novella sposa.

Dalla raccolta di racconti brevi ‘Bāzi-e arus va dāmād’, Belqeis Soleimāni.
Traduzione di Federica Ponzo

Ascolta la lettura in persiano di Farnaz Golparvar:

Ascolta la lettura in italiano di Melissa Fedi:

LA BALLATA DELL’AMORE CIECO (O DELLA VANITA’)

Un uomo onesto, un uomo probo
Tralalalalla tralallaleru
S’innamorò perdutamente
D’una che non lo amava niente.

Gli disse portami domani
Tralalalalla tralallaleru
Gli disse portami domani
Il cuore di tua madre per i miei cani.

Lui dalla madre andò e l’uccise
Tralalalalla tralallaleru
Dal petto il cuore le strappò
E dal suo amore ritornò.

Non era il cuore, non era il cuore
Tralalalalla tralallaleru
Non le bastava quell’orrore
Voleva un’altra prova del suo cieco amore.

Gli disse amor se mi vuoi bene
Tralalalalla tralallaleru
Gli disse amor se mi vuoi bene
Tagliati dei polsi le quattro vene.

Le vene ai polsi lui si tagliò
Tralalalalla tralallaleru
E come il sangue ne sgorgò
Correndo come un pazzo da lei tornò.

Gli disse lei ridendo forte,
Tralalalalla tralallalero
Gli disse lei ridendo forte,
L’ultima tua prova sarà la morte.

E mentre il sangue lento usciva
E ormai cambiava il suo colore,
La vanità fredda gioiva,
Un uomo s’era ucciso per il suo amore.

Fuori soffiava dolce il vento
Tralalalalla tralallaleru
Ma lei fu presa da sgomento
Quando lo vide morir contento.

Morir contento e innamorato
Quando a lei niente era restato
Non il suo amore non il suo bene
Ma solo il sangue secco delle sue vene.

چَریکۀ عشق کور

مردی جوان یک مرد پاک “ترالا…لالا…له رو…”
عاشق زنی شد سنگدل واز برایش افتاد او به خاک
گفت گر خواهی عشقت کنم باور”ترالا…لالا…له رو…”
!قلب جدا کن ز سینه مادر و برای سگ های من بیاور
نزد مادر رفت و وی بکشت “ترالا…لالا…له رو…”
!قلب ز سینه اش درید و نزد عشق خود دوید

کلید عشقش قلب نبود “ترالا…لالا…له رو…”
!آن جنایت بس نبود خواهان آزمونی تازه بود
گفت گر تو هستی طالب من “ترالا…لالا…له رو…”
!گفت گر تو هستی طالب من رگ ز دستانت بزن
رگ ز دستانش برید “ترالا…لالا…له رو…”
!و چون خون فوّاره گون جهید به نزد عشق خود دوید

بدو گفت خندان و شادمان “ترالا…لالا…له رو…”
!تسلیم جان به آسمان آخرین آزمون خویش بدان
و چون خون آهسته می خزید به بیرون و می باخت رنگ خود را
!خنده بر لبان زن می دوید زآنکه داده بودش جان خود را

نسیمی شیرین می گذشت “ترالا…لالا…له رو…”
:لیک خنده اش به تلخی گسست زآنچه ناگه دیدش دو چشم
عاشق راضی رفته بود لیک معشوق را نمانده بود
!نه مِهرِ او نه مال او مگر خون خشک رگهای او

Traduzione e interpretazione di Mani Naimi

Lascia un commento