Sull’amore e altre cose

Francesco Brioschi Editore 2020, traduzione e postfazione di Faezeh Mardani, pp. 153, 16.00 euro.

“Se prima di morire avessi ancora tempo per fare qualcosa, qualcosa di veramente utile, racconterei questa storia”

E che storia! Quella di Hany, il protagonista, è una storia d’amore e di vendetta tragicomica arricchita da personaggi memorabili che incrociano il suo destino, ognuno espressione di quella generazione di iraniani sospesi in bilico tra passato, presente e futuro di un paese in balia dei cambiamenti politico-sociali.

Il giovane Hany, nato ad Ahvaz “cinque anni dopo l’inizio della guerra”, decide di lasciare la città natale per partire alla volta della cosmopolita Teheran, mosso da tre ragioni: “tanti soldi, ottimo cibo e belle ragazze”. Tutto il racconto è modulato sulle date principali del conflitto tra l’Iran e l’Iraq, di cui Hany porta ancora le cicatrici: infatti, è a causa dello scoppio di una granata proprio dietro il muro di casa che soffre di un raro disturbo all’orecchio sinistro, un disturbo che gli provoca un vero e proprio smottamento fisico.

A Teheran, Hany condivide una vecchia cantina con Karim Giogiò e Morad Sormè: il primo sempre alla ricerca dell’affare del secolo, invischiato nell’illegalità, simbolo dei giovani sempre in lotta tra sogno e realtà; il secondo più riflessivo e cerebrale, sfuggente e al di sopra delle cose terrene. Con loro, l’anziano e burbero padrone di casa Noqrè, emblema della nostalgia per un passato destinato a non tornare. E poi c’è lei, Parastù, di cui si innamora “diciannove anni, dieci mesi e dodici giorni dopo l’accettazione della risoluzione 598”. Parastù è l’oggetto dell’amore passionale e platonico di Hany, l’ossessione che lo porterà alla pazzia dopo il rifiuto della donna amata, perché per lei “l’amore è essenzialmente fragile e passeggero, e una vita costruita sull’amore non può che essere una vita fragile”. Un rifiuto che lo porterà a una terribile decisione.

“Infine, precisamente ventitré anni, tre mesi e due giorni dopo la dichiarazione ufficiale del cessate il fuoco delle Nazioni Unite, ho deciso di uccidere Eskandar Khatti”

A differenza di quegli autori che hanno raccontato in stile documentaristico e didascalico il periodo postrivoluzionario in Iran, come dimostra la critica non troppo velata tra le prime righe del romanzo, Mostafa Mastur affida ai suoi personaggi una testimonianza diretta delle implicazioni psicologiche di quegli anni. È impossibile non empatizzare col protagonista, nemmeno quando impugna una pistola. Hany, come gli altri personaggi che gravitano attorno a lui, è solo una pedina in una scacchiera invisibile, tra incertezze e turbamenti che testimoniano la gravità degli avvenimenti che hanno sconvolto il paese, tuttavia mai affrontati direttamente nel testo.

Sull’amore e altre cose” è un racconto per certi versi disturbante, ironico, sarcastico, brillantemente scritto in un linguaggio semplice e diretto, il tutto condensato in poche pagine che si fanno leggere velocemente.

Una cornice perfetta che racchiude la fotografia dell’Iran moderno e i turbamenti della sua società.

Mostafa Mastur (Ahvaz, 1964) è considerato uno dei più interessanti autori iraniani emersi nel periodo successivo alla rivoluzione del 1979. È traduttore e autore di poesie, opere teatrali, romanzi e racconti che, grazie anche a un’attenta sperimentazione di generi e linguaggi, gli sono valsi numerosi premi e un grande successo di pubblico e di critica.

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Monica Mattana, nata a Cagliari, si è laureata a Firenze in Strategie della Comunicazione Pubblica e Politica. Fin dai primi anni degli studi universitari, si occupa di comunicazione, eventi culturali e social media in Italia e all’estero. È appassionata di libri, scrittura, viaggi e culture straniere, in particolare quella persiana.

 


Genere: narrativa, romanzo

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