Narrativa persiana. Tutte le traduzioni del 2020

Chiuso il 2020 accetto volentieri l’invito di Negah di fare un piccolo bilancio delle traduzioni di narrativa persiana arrivate quest’anno sul mercato italiano, dove terrò conto solo di quelle basate su libri scritti originalmente in persiano proprio per evidenziare il percorso che questa lingua si sta ritagliando all’interno della nostra editoria nazionale.

La pubblicazione in Italia di questi titoli è infatti frutto di un percorso che ha delle difficoltà specifiche rispetto a quelle che affrontano i libri scritti nelle lingue occidentali. Per gli editori italiani non è mai facile valutare romanzi e racconti disponibili solo in una lingua ancora così poco accessibile (spesso mancano anche le traduzioni in inglese e francese), da qui i numeri piccoli, ma in lenta crescita.

Abbiamo sette titoli. Due in più rispetto alla media dei cinque anni precedenti, anche se ciò dipende dalle traduzioni fatte da una lingua ponte, l’inglese. Un dato indicativo di come le autrici e gli autori persiani stiano lavorando per guadagnare sempre più spazio nel panorama della letteratura mondiale.

Ecco i titoli tradotti dal persiano, in ordine di pubblicazione:

  1. Gholamhoseyn Saedi, Paura e tremore, a cura di Felicetta Ferraro, Ponte33/Ismeo
  2. Sadeq Hedayat, La civetta cieca, trad. di Anna Vanzan, Carbonio
  3. Mahsa Mohebali, Tehran Girl, trad. di Giacomo Longhi, Bompiani
  4. Mostafa Mastoor, Sull’amore e altre cose, trad. di Faezeh Mardani, Brioschi
  5. Iraj Pezeshkzad, Mio zio Napoleone, trad. di Anna Vanzan, Brioschi

Alcune considerazioni:

  • Quest’anno, a differenza degli anni scorsi, prevale la presenza di autori già noti al pubblico italiano. Di Gholamhoseyn Saedi era uscita una raccolta di racconti tradotta da Filippo Bertotti, La casa accanto al bosco (1990), recentemente ristampata da Lindau con il titolo Il bambino e il mare, mentre Mahsa Mohebali e Mostafa Mastoor tornano in libreria con un nuovo editore dopo Non ti preoccupare (2015)e Osso di maiale e mani di lebbroso (2011), pubblicati da Ponte33. Infine Carbonio ripubblica La civetta cieca di Sadeq Hedayat tradotta per la prima volta dal testo originale persiano, un’edizione che va a sostituire quella di Feltrinelli risalente agli anni sessanta e basata sulla versione inglese del romanzo.
  • Si conferma la continuità di collane (Gli Altri, Francesco Brioschi Editore) o progetti editoriali (Ponte33) espressamente dedicati alla letteratura persiana ed entrano in scena nuovi editori grandi e medi (Bompiani, Carbonio), che finora non avevano accolto scrittrici e scrittori persiani nel loro catalogo.
  • C’è un’importante presenza di autori del Novecento: oltre ai già citati Saedi e Hedayat abbiamo finalmente l’attesissima traduzione di Mio zio Napoleone di Iraj Pezeshkzad, un libro che in molti leggeranno con particolare affetto ed emozione ricordando la sua grande traduttrice, Anna Vanzan.

Scritti originalmente in persiano, ma tradotti dalla versione inglese sono invece:

Entrambi i libri sono diventati dei casi editoriali internazionali grazie alla traduzione inglese, da qui la scelta dell’agente, in accordo con l’autore, di autorizzare da questa lingua tutte le altre traduzioni in modo da facilitare la vendita dei diritti. Un fenomeno che non commenterò in questa sede, ma che meriterebbe un approfondimento a sé.

Nessun amico se non le montagne è un testo di non-fiction che testimonia la condizione di un richiedente asilo confinato dal governo australiano sull’isola di Manus. L’illuminazione del susino selvatico è un romanzo familiare improntato alla tradizione del realismo magico e, per coincidenza, anche questo è stato scritto da un’iraniana rifugiata in Australia.

La testimonianza di Boochani è stata pubblicata in Iran dal prestigioso editore Cheshme ed è stata molto pubblicizzata sui social media e sulla stampa.

Shokoofeh Azar, invece, ha pubblicato in Australia anche la versione originale del suo romanzo presso lo stesso editore della traduzione inglese, Wildingo Press.

La scelta delle scrittrici e degli scrittori persiani di pubblicare all’estero per aggirare la censura non è nuova e ha una sua consolidata tradizione. La stessa Civetta cieca fu pubblicata a Bombay nel 1936, durante il regime di Reza Pahlavi, mentre dopo la rivoluzione del 1979 sono diverse le case editrici persiane nate in Europa e negli Stati Uniti per iniziativa di intellettuali iraniani esiliati ed espatriati. Un altro libro la cui versione originale è stata pubblicata fuori dall’Iran è Tehran Girl di Mahsa Mohebali. Ma in questo caso l’autrice ha deciso di non andare troppo lontano e si è rivolta a una casa editrice in Afghanistan, un paese vicino con cui l’Iran condivide la lingua e la tradizione letteraria persiana.

I dati dei libri tradotti dal persiano pubblicati nel 2020 confermano la tendenza positiva degli ultimi dieci anni, in cui si è registrato un significativo risveglio di interesse per la narrativa persiana da parte degli editori italiani. Se tra il 2000 e il 2010 la media dei titoli pubblicati era di due, massimo tre all’anno, dal 2010 ad oggi siamo passati a quasi cinque titoli per anno, un dato in cui si legge l’effetto di iniziative mirate come Ponte33 o la collana Gli Altri di Francesco Brioschi Editore.

Chissà, invece, se il prudente coinvolgimento di editori più grandi e generalisti verrà confermato in futuro. Godiamoci intanto le letture persiane di questa annata appena conclusa: il mio invito è di non perderne neanche una.

4 risposte a “Narrativa persiana. Tutte le traduzioni del 2020”

  1. Mehdi Ghavideldostkohi dice: Rispondi

    سلام من می خواستم با شما تماس بگیرم. ولی ایتالیایی بلد نیستم. مهدی قویدل هستم و در شهر لوند در سوئد زندگی می کنم. 0046732517309

    1. Redazione Negah dice: Rispondi

      سلام به
      redazione@negah.it
      می توانید بنویسید

  2. Ottimo articolo. Grazie

  3. Consiglio assolutamente da seguire:-D

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