Uno sguardo sulla storia dell’Opera in Iran

Alcune settimane fa, per celebrare la storia dell’Opera lirica in Iran, iniziata durante il regno dello Shah Nasser Al-Din, il professor Sepher Seragi dell’Università di Tehran ha organizzato un convegno, svoltosi in modalità virtuale, al Centro Musicale dell’Università Ferdowsi di Tehran dal titolo: “Opera, arte delle arti nella tradizione musicale dell’Occidente”.


In merito agli inizi dell’Opera in Iran, il prof. Seragi ha affermato che l’Opera lirica occidentale fu importata per ordine dello Scià Nasser Al-Din, il quale fece venire direttamente dall’estero cantanti e soprattutto insegnanti, il più importante dei quali fu Jean Baptiste Lemaire, che compose l’inno nazionale prerivoluzionario “Giovane Iran”, cantato anche dal noto cantante classico Nazeri, motivo per cui Lemaire è il più famoso compositore di musica classica in Iran di quel tempo.

Abu’l Hasan Ghaffari Sani al-Mulk Apotheosis of Nasir al Din Shah
Iran, Tehran Febbraio-Marzo 1859. Inchiostro e acquerello su carta. Esposto al Museo del Louvre


Lo Shah Nasser Al-Din aveva viaggiato molto in Europa ed era molto
interessato all’arte dell’Opera lirica, tanto che fece costruire una sala da
musica
simile a quelle che aveva visto in Austria e in Germania e di cui, però, non ne è rimasta traccia nell’odierna Tehran.
Quando appunto si iniziò la costruzione del Teatro dell’Opera, vicino al
Palazzo di Golestan, la società tradizionalista si oppose, perché secondo
l’opinione più conservatrice veniva infranta la legge religiosa e, a causa di ciò, il Governo dovette mutare l’uso dell’edificio.


Il favore del Governo per l’opera lirica occidentale mutò nel senso che il
neonato Teatro dell’Opera, pur mantenendo la sua funzione musicale, fu
trasformato nel Teatro dove veniva cantata e rappresentata la Tazieh, ossia la forma d’arte tradizionale iraniana più vicina all’opera lirica occidentale,
anche se legata a eventi religiosi.
Si pensa che la Tazieh sia una forma d’arte legata soltanto all’Ashura e che sia un canto di lamento funebre, ma non è così, essa è legata anche ad altre
manifestazioni.

Tra i partecipanti al convegno, il leader del gruppo musicale dei “Boom” ha
affermato che dopo quegli eventi, ossia l’opposizione della società più
tradizionalista, tutti i tentativi di dare all’Iran un Teatro dell’Opera lirica fallirono. Anche lo stesso Shah Reza Khan, quando salì al trono, tolse l’appoggio a questo progetto.


Il prof. Seragi ha poi illustrato come nel periodo Pahlavi sono state istituite le maggiori istituzioni musicali dell’Iran, come il Conservatorio di Musica, l’Orchestra Sinfonica, il Balletto Nazionale e il Coro Sinfonico, nonché il Teatro Vahdat.


Attualmente il conservatorio di Tehran è l’istituzione più importante per la
formazione dei musicisti. Il prof. Seragi, tra le persone che in Iran si sono distinte nella musica colta, ha nominato, tra gli autori d’Opera, Ali Naghi Vaziri, autore di un’importante opera lirica, e Parviz Mahmud, che fu il direttore dell’Orchestra Sinfonica di Tehran, il quale ha anche diretto diverse opere. Ali Naghi Vaziri, oltre a essere stato uno dei compositori iraniani più importanti degli ultimi centoventi anni, ha fondato l’Istituto e il dipartimento di Musica Classica dell’Università di Tehran.
Prima di Vaziri i musicisti non erano organizzati in istituzioni musicali stabili. E’ stato lui, appunto, a fondare l’Orchestra Sinfonica e a ottenere, per questo, aiuti dallo Stato.


In ogni caso, deve attendersi l’arrivo del Maestro Ahmad Pejman, con la sua opera “La festa campestre”, che si basa sul folklore popolare iraniano, per avere la prima opera lirica nazionale di successo in Iran.
Altre figure di compositori sono Hossein Delhavi e il prof. Loris Tjeknavorian, che non compongono soltanto opere liriche.
Ad esempio, “Rostam e Sohrab” è una delle opere più importanti del Maestro Tjeknavorian, mentre “Mana e Mani” è la famosa opera del Maestro Dehlavi.

Creazione dell’opera dei burattini dopo la rivoluzione islamica

Con la Rivoluzione Islamica la musica ha avuto un nuovo ruolo e le è stato
dato notevole impulso.
Negli anni ‘80 e ‘90 c’è stata non solo una rilettura delle opere non iraniane, rappresentate in forma di concerto, ma anche delle opere di Tjeknavorian. Il professor Seragi pensa che l’Opera delle Marionette sia un fenomeno molto importante dell’epoca postrivoluzionaria e il suo più importante autore e regista è Behrouz Gharibpour, che ha fatto costruire una sala apposita davanti al Teatro Vahdat.

Teatro delle Marionette


Secondo il musicista della band “Boom”, l’Opera delle Marionette è un
tentativo molto importante per creare un’opera nazionale iraniana.
Il professor Seragi ha affermato che è possibile rappresentare in Iran
un’opera come “Rostam e Sohrab”, che ha la struttura dell’opera italiana, ma un contenuto iraniano.
Tra le opere messe in scena dal Gharibpour ci sono testi tratti dai grandi
poeti della tradizione iraniana, come Hafez, Mowlana, Khayyam e che vengono eseguite a rotazione nella sala dedicata a questa forma d’arte.
Seragi ha dichiarato che per l’Opera delle Marionette non si tratta di un canto classico (nel senso occidentale del termine), ma è una espressione iraniana, che si situa tra l’opera lirica occidentale e la Tazieh.
La maggiore differenza tra le due forme d’arte è che nell’Opera delle
Marionette i recitativi sono suonati dagli strumenti e, al posto delle persone, i personaggi sono interpretati da marionette.

Traduzione rivisitata dell’articolo: isna.ir/news/99081509800/نگاهی-به-تاریخچه-اپرا-در-ایران

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